Where you can find me.

29 settembre 2011

Chi no



Una cosa veloce: c'è davvero poco da aggiungere al lapidario intervento della mia amica Magilla.

Io non conto un cazzo, si sa, però su Sergio Bonelli, be', di cose ne ho sentite.
Cioè, se sei il maggior editore italiano (e uno dei più grandi europei) parlare di te è il minimo che si possa fare, almeno una volta, ad ogni fiera. Il minimo davvero.
E ne ho sentite di cotte e di crude, su Bonelli, dalle bocche più disparate. 
Cose positive davvero poche.

Non ho mai incontrato Bonelli, mai neanche visto di sfuggita, e quindi non ho mai messo bocca su niente che lo riguardasse (a parte i suoi prodotti, di cui non sono, ahimè, il primo azionista) ma gli rendo onore perché "Mister No" è stato una parte importante della mia infanzia. Solo per questo, il resto non mi interessa.

Però, porca troia, mi fa specie l'ipocrisia del fumettista medio e medio-alto. Dilagante e palese.
L'ipocrisia è sempre la solita quindi non ha neanche senso spiegarla: c'è chi finge, chi no. Punto.

E ora?
E ora, secondo me, una festa è finita e un'altra comincia.

27 settembre 2011

Ancora studiare





Prime prove per un progetto prossimo venturo, a cui si riferiscono gli studi del post precedente. Ora scrivo, poi via con nuove prove.


Intanto avanti con GATTI DI COLLODI, a un buon punto nonostante il resto. Sono al lavoro su un paio di sequenze intere, ma voglio fare anche qualche studio di colore per gli ambienti.


Sempre a studiare, mannaggia.

26 settembre 2011

Studiare


In un senso e nell'altro: a questi qui sopra non passa neanche per la testa, a me invece tocca per forza. 
Studiare, dico.

Studiare per l'università, studiare per scrivere nuove storie, fare studi di personaggi per strisce che, be', chissà.

23 settembre 2011

Mauro


Visto che i ragazzi di MAMMAIUTO mi rompono i coglioni sul fatto che devo sforzarmi ad utilizzare il pennello, che per inciso mi annoia da morire, et voilà un ritrattino veloce di Mauro Matlandi, coprotagonista de LA VIDA MUERTA versione italiana. 
Un coriaceo figlio di puttana: anche a pennello.

Il tempo di un caffè


Ho rallentato un po' GATTI, tanto chi cazzo mi corre dietro. E pensare questo, per me che sono un impaziente patentato, è un bel progresso.
Ho scoperto di trovarmi bene a lavorare su sequenze intere in ordine non filologico, ma sticazzi.

Ho rallentato anche perché ho lavorato su commissioni, sulla futura rubrica di MAMMAIUTO e sulle strisce in lavorazione con Alessandro Zannoni. 

Poi, a inizio settimana, il freddo mi ha spaccato in due. Il mio organismo repelle il freddo, io amo il caldo, quindi mi sono ritrovato con tosse, raffreddore e ossa rotte in tipo un'ora. 
Ma figuriamoci: il tempo di un caffè e sono tornato al lavoro.

21 settembre 2011

Coming soon


Roba tosta in strisce, a breve. By Zannoni & Palloni. 
Donne, tenete le orecchie aperte. 
(Solo quelle, per ora.)

20 settembre 2011

Cordless


Mi viene in mente un'immagine di mia madre sul divano logoro della mia prima casa mentre parla al telefono, arrotola il filo della cornetta con una mano e scarabocchia la Settimana Enigmistica con l'altra.
Questo prima del cordless.


Ieri sera, conferenza su Skype con gli altri cinque balordi di MAMMAIUTO: durante la conversazione mi ritrovo, non so come, a colorare linee che neanche sapevo di aver fatto su un fogliaccio sgualcito. E coloravo con pennarelli che chissà come mi sono finiti tra le mani. 
Erano tanti, ma tanti anni che non usavo pennarelli.

Una cosa così idiota, comune a tutti, come lo scarabocchiare il primo foglio a tiro mentre sei al telefono e hai una mano libera, be', mi ha fatto pensare. 



Perché ho disegnato questi soggetti? 
Perché questi colori? Perché non altri? 
Perché è stato COSI' istintivo? Tanto istintivo che non mi ricordo di aver preso lo 0.2 della Steadler, o del perché ho colorato una tizia come "Avatar", o del quando ho deciso che un barbone che pare Messner sarebbe stato bene con una maglietta fuxia.

Questo automatismo, questo istinto forse legato alla memoria mi affascina. Soprattutto l'aspetto memoria, che si srotola come un filo inconsistente e nei momenti di noia cerebrale si arrotola da sé. 
Ne ho da raccontare, su questo. La prossima volta, va'.


19 settembre 2011

Un po' di tette


Con questo titolo il botto di contatti al post è assicurato.

Vabbè, in sovrimpressione: il primo studio per un ambiguissimo personaggio de LA VIDA MUERTA. Dovrebbe traghettare i personaggi tra il secondo e il terzo capitolo.

Tette (bucate e non troppo sode) a parte, sono i capelli a rendermi orgoglioso: partono quasi rasati per allungarsi senza soluzione di continuità. Acconciatura a chiocciola, in pratica. 
Non so se esista già, ma nel dubbio, se vedo qualche femmina conciata così le faccio causa.

Secondo la mia ragazza avrebbero bisogno di una manutenzione continua. Macheccazzomenefregaammé, dico io, tanto sono fumetti.

18 settembre 2011

Mammaiuto//updates#1


MAMMAIUTO, la cucina del fumetto, ha acceso il suo primo fornello in quel di Villacidro, durante il Premio Letterario Dessì. 
Giungono voci (e arrivano le prime foto) di un menù e di chef da standing ovation.

In attesa del blog ufficiale che aprirà tra poche settimane, preceduto da altri antipasti, gustatevi l'intervista di Alessia Mocci per Oubliettemagazine a Paolo Deplano.
Trovate tutto QUI.

E ricordatevi di iscrivervi alla fan page ufficiale su Facebook, dove potrete trovare stuzzichini freschi freschi.
Buon appetito.

Blue


Blue Delmiglio: piccolo acquerello fatto al volo ieri. Per ammazzare il tempo e respirare, sapete.

Oggi è domenica. Non ho voglia di fare un cazzo.
Nel pomeriggio c'è tipo un raduno familiare colossale, all'americana, in campagna: devo esserci. Stesso motivo per cui ieri non sono potuto andare a vedere i miei amici Soul Killa Beatz suonare in quel del "Velvet" di Rimini.
E stamani: escursione al Calcit, maxi mercatino dell'usato di beneficenza, dove se Satana vuole con dieci euro mi porto a casa un pacco di libri.

Stasera piove, eppure il cielo è ancora blu.
Poi vi dico.

17 settembre 2011

SJ

Ritratto cartoonoso di Sarah Jane Ranieri, gggiovane speaker di Radio Deejay.

Il prossimo ritratto/pin-up è per Frank, con il quale Sarah Jane conduce "Weejay" (dalle 16 all 20, se non sbaglio). 
Ragazzi in gamba, davvero: ascoltateli e vi piaceranno.

16 settembre 2011

Syd


Syd Bonanno è un vecchio amico. 
Fascista come pochi, ma amico lo stesso. Un bel personaggio, secondo me: caldo, personale, familiare in molti sensi. 

Syd viene dritto dritto dalle pagine di MONKEYS, infatti sta lavorando su di lui la Manu Cafferini, ma ogni tanto mi piace farmelo scivolare dalle dita: è una parte di me, e bella grossa.
Syd è un animale da asfalto, e porca troia se lo sento quando lo scrivo. Figuratevi quando lo disegno.

15 settembre 2011

Secondo voi


Lettering tipo 1.
Classico. Occidentale. Efficace e riconoscibile in ogni situazione.


Lettering tipo 2.
Corsivo, incerto ma fine, per niente "faticoso" e molto, molto indie.

Lo so che è presto per pensarci, ma personalmente andrei sul tipo 2. Lo adoro e lo trovo molto adatto a GATTI, soprattutto se sarà un'autoproduzione: c'è uno stile di base in comune.
O addirittura mi faccio fare un font personalizzato, ma potrebbe far cagare.
Intanto dite la vostra, va', che m'interessa.

14 settembre 2011

Primi neri



Primi inchiostri per GATTI DI COLLODI: linea chiara, semplicità e nient'altro. Siamo a quota diciassette tavole a matita e due inchiostrate. 
Daje.

Sapete, giusto ieri mi chiedevo che senso avesse tutto questo, distruggersi e logorarsi su un qualcosa che non mi porterà fortuna né fama e cazzi vari. 
Ecco, se avevo davvero dubbi, quando stamani ho rivisto in sequenza le tavole fatte, qualche vecchia storia e le prossime pubblicazioni, be', se la sono data a gambe levate come un coyote in autostrada. 
I dubbi, dico. 
Puff. Più veloci di Kaiser Soze. 
Svaniti.

13 settembre 2011

Detail//Commission


Ho letto da qualche parte che il fumetto non rende ricchi perché è un lavoro onesto.

Spesso quando mi trovo a lavorare su commissione come in questi giorni, e quindi a ricevere la maggior parte dell'esiguo cash con cui vado avanti, me lo chiedo: perché faccio fumetti? Perché dare tutto me stesso ad un'arte logorante, faticosa, sdegnata dai più?
E di seguito: mi importa davvero fare fumetti o solo raccontare storie? Oppure sono solo giustificazioni che trovo perché sono vuoto, o magari ho solo paura di esserlo?

Mi ci fotto il cervello, a volte, ma penso di avere ormai quasi tutte le risposte. Ci penso su ancora un po', va'. 


(Tutto questo da un pezzettino di tavola commissionata: oggi ho lavorato parecchio, devo staccare.)

12 settembre 2011

Editoriale#2


L'editoriale di EL MUNDO NON GIRA è uno spazio bianco dove scrivere il cazzo che mi pare e mostrarvi roba nuova (o vecchia).
Qua sopra: un illustrazioncina fatta in dieci minuti su uno scarto di foglio A5 ruvido per, diciamo, tenermi in allenamento. I personaggi sono quelli che sto raccontando e che voglio raccontarvi nei prossimi mesi e anni. L'ho fatta per me, questa illustrazione, e per nessun altro. Una volta ogni tanto non fa male fare qualcosa per sè.

GATTI DI COLLODI procede. Mi sono un po' incagliato su qualche tavola più impegnativa. Mi hanno anche distratto alcune commissioni che, porco mondo, sono le uniche che portano dinero.
Poi m'è ripresa la scimmia de LA VIDA MUERTA: idee nuove che la renderanno spettacolare, promesso. Devo solo trovare il tempo per scrivere.
In attesa della sceneggiatura di Sam Daveti per UN LUNGO CAMMINO, ci sono un paio di progetti da sceneggiatore che procedono, uno spedito, l'altro meno.
La preparazione per MAMMAIUTO è a pieno regime. Quando aprirà il blog, ad Ottobre, vedrete.
In settimana i ragazzi saranno al premio Dessì, in Sardegna. Io sarò l'uomo sul contintinente: c'è chi lavora, sapete.

Ah, entro questo mese ci sarà qualche news e qualche bella pubblicazione. State in campana.

Parentesi personale: non rimetto il culo su una bicicletta da quando ho tredici anni, dopo che una caduta mi ha frantumato il polso sinistro. Sailcazzo perché, non ne avevo più bisogno, e quindi non ci salivo. La paura non c'entrava, davvero. O forse sì, dài.
Insomma, ieri l'ho inforcata, quella dueruote, ed è una figata clamorosa. Tutto il giorno sopra, o quasi, a scorrazzare per le strade calde e semivuote.
Una cosa così semplice. Mi mancava, e tanto.
Come essere malato, mi sa: non ti accorgi di esserlo fino a quando non guarisci.

10 settembre 2011

Le storie sono puttane


Non c'è niente da fare. 
Alcune storie, per quanto cerchi di sfuggirgli, ti trovano, ti prendono e ti rigirano come pare a loro. 
Vogliono essere raccontate, lo pretendono. 
E il modo? Cristosanto, nel modo esatto in cui vogliono loro! Proprio così! Senza remore, senza educazione, senza buonsenso. 

Vedete, c'è questa lezione che impari una volta che raccontare diventa una cosa quotidiana. E' una lezione semplice:


Le storie sono puttane.
Puttane egoiste, ubriache. Tutte
Ti dànno loro stesse in toto, al massimo, dandoti in cambio il piacere di prenderle. 
Ma non si fanno tenere per mano, neanche ti permettono un bacio rapido. Quasi tutte, diciamolo. 

Alcune vogliono essere pagate subito, e okay, altre con calma, pian piano. E sono quelle che costano di più.




Le storie sono puttane ubriache di loro stesse.

Questi sketch sono di una di quelle storie. 
Questa in particolare è una puttana calma, e meno male. 
Cioè: pretende, ma con i suoi tempi. Lo sa che ci sono altre troie da cavalcare prima di lei. 
E' furba: lo sa che se mi fa incazzare sono guai, quindi attende buona buona il suo turno.

Oddio, "buona buona". Più o meno.


Questa storia che sto approntando insieme ad un mio amico (che di lavoro fa musica e la manda in onda) è un horror sui generis. Passa attraverso più mediaE' da un bel po' che ce l'abbiamo in testa, che cerchiamo di unire quello che fa lui a quello che faccio io, e quest'estate ho finalmente trovato il tempo di buttare giù il soggetto. Dopo un meeting rapido in quel d'Abruzzo, le idee sono un po' più chiare.

Ci vorranno anni, ma lei, la storia, come vi ho detto, lo pretende.


Questi, deo gratias, sono gli ultimi sketches di una moleskina arrivata a fine estate ciancicata, stravolta, distrutta.
Come una puttana montata troppo, direi.
(Ma che io sia dannato se l'ho mai sentita lamentarsi.)

Le storie, diciamolo, sono quello che sono.
Per questo innamorarsi è così facile.


9 settembre 2011

Dal vivo


Non sono un urban sketcher ma a volte mi piace prendere la realtà e amalgamarla a quello che ho in testa.

Per esempio, sopra: un enorme signore che ha cercato di vendermi dei libri piratati (?) su una spiaggia toscana, a luglio. E c'è pure riuscito. Parlava come Eddie Murphy e come intercalare utilizzava il "dè" livornese. 
Cioè: non è esattamente lui, quello sopra, ma è ANCHE lui.


Il nasuto fumatore sovrastante invece era un mio vicino di ombrellone sardo immaginato come barcaiolo della Londra vittoriana. 
Caruccio, dài, pipa a parte.


Sempre sulla spiaggia toscana di cui sopra: una mattina apro l'ombrellone e taaac, non mi ero accorto del mostro da otto tonnellate di fronte a me intento a rimuovere alghe e merda varia.
(Giallo canarino, difficile da vedere, eh.)
Qui c'era poco da amalgamare, ma mi sono divertito.

8 settembre 2011

Un po' nero




La mia antica passione per il nero narrativo e per le ombre nette si è pesantemente ridimensionata. Ma sparita: no, assolutamente no.
In cantiere ho ancora qualche noir e un horror, quindi ogni tanto lancio segni cattivi sulla moleskina, giusto per tenermi in allenamento. E con il nuovo stile, be', potrebbe calzare a pennello.
Letteralmente, eh.

Capelli



A questi due non danno problemi.

I miei, invece, li ho sempre odiati. Simil-ricciolo-ondulati biondicci-castano chiaro: 'nammmerda allucinante.
Il mio sogno segreto (ma neanche tanto) è trovare il coraggio di raparmi a zero. Oh, poi dieci a uno che farò più schifo di ora, ma almeno mi sarò tolto lo sfizio.

7 settembre 2011

Gatti in anticipo




GATTI DI COLLODI procede spedito: undici di quarantotto pagine a matita completate, in netto anticipo sul mio programma.
Sopra: qualche vignetta in anteprima.

Finite le matite andrò con le chine, e questo è il meno, perché i colori prenderanno la maggior parte del tempo.
Non mi corre dietro nessuno, ma tutto considerato tra due, al massimo tre mesi dovrei avere il libro in mano.

E la schiena a pezzi, perché lavorare undici ore al giorno chino come una giraffa sbilenca sotto una lampada da 50 watt non fa bene. 
Per niente.

Incompleti





Anche l'Incompleto ha il suo perché, a ben pensarci.
Una cosa lasciata ha metà ha la sua fine dentro di sé, non fuori: un volto, ad esempio, sembra quasi più eterno, più immortale di altri, con le sue linee lasciate aperte, i capelli incolori, le ombre assenti.

Forse dovremmo soffermarci a pensare alle storie incomplete e alle loro conseguenze, oltre che ai disegni. 
Non so.
O forse sarà che sono le 8.40 di mattina e non ho preso ancora il caffè.

6 settembre 2011

Una topa


Letteralmente.
Altra prova rapidissima per MammaiutoTeneteci un occhio su perché tra 20 giorni o poco più si comincia, eh.

RECE//"Gli Inquilini"


Giorni fa. 
Non so che leggere. Voglio qualità. Sbircio fra i cento e passa libri comprati e mai letti: niente, o quasi. Esco e vado in libreria (l'unica libreria vera della mia città. per intenderci, una con l'atmosfera giusta, tutta in legno e passione, con musica jazz in filodiffusione, in cui entri e non puoi fare a meno di uscirne con qualcosa in mano). Obiettivo: acquisto a caso. Infatti mi fisso su un volumetto della Minimum Fax. Titolo e scrittore sconosciuti: mi piace.


Pubblicato nel '71, "The Tenants" ("Gli inquilini" di Bernard Malamud) è la storia di due scrittori, Harry Lesser, bianco ed ebreo, e Willie Spearmint, nero e orgoglioso di esserlo.
Siamo a New York. Lesser sta scrivendo un romanzo (il suo terzo) il cui finale, secondo lui, è rinchiuso fra le mura di quell'appartamento dove ha cominciato a scrivere dieci anni prima: poco importa che nel frattempo la palazzina sia stata abbandonata e preparata per la demolizione, lui non molla finché il libro non è finito. A farne le spese è il malcapitato e fin troppo paziente padrone di casa Levenspiel (ebreo, fateci caso). Un giorno Lesser sente battere a macchina nell'appartamento accanto: è Willie, ragazzone con l'obiettivo di scrivere il romanzo nero definitivo, quello che porterà i fratelli alla rivoluzione ed ad uccidere tutti i bianchi.
Tra vicende personali e quotidiane, la storia dei due si intreccia oltre la vita, in un miscuglio di carta e l'inchiostro, e un primo sodalizio si trasforma, passo dopo passo, nell'odio più puro (complice una donna e il suo amore, ovviamente) fino a esplodere nella dimensione onirica e metaforica che Malamud, pian piano, costruisce ed esibisce come un giocatore di poker con la sua mano vincente. La benzina è purissima: l'Ossessione.


Lo stile è semplice, sintetico, mutevole (si passa da tempi presenti ai remoti; da terze a prime persone; da prosa a poesia a blues a descrizioni di racconti, tutto in un attimo)e impasta, giustapponendole, misteriose suggestioni immaginifiche con azioni minuscole, quotidiane, che racchiudono colpi di scena sparati in faccia al lettore come proiettili inaspettati. 
Il mistico e l'usuale, tutto insieme nell'unico luogo dov'è possibile: in letteratura. Tutto insieme e tutto contro, è meglio dire. Perché il conflitto è totale: fra forma e contenuto, fra bianco e nero, fra uomo e donna, fra vivo e morto, tra fare e non fare, tra essere e avere, tra capire e sentire, tra vivere e scrivere. 
Insomma: è il fallimento della comunicazione tra popoli in una foresta moderna e abbandonata. Letteralmente.
Lo spunto, pensateci, è quasi da commedia da Woody Allen per un'opera poi cupissima sull'Odio umano che è anche l'attestazione d'amore per lo Scrivere, che viene subito dopo (anzi, al pari con) il Vivere. Scrivere come sacrificio, ecco tutto.

Non parlerò del film del 2005 tratto da "The Tenants". Ahimé, non l'ho visto, ma il trailer è tremendo e il cast pure (Snoop Dogg nella parte di Willie è imperdonabile a prescindere). 
Non penso che lo vedrò.

Leggete Malamud. 
A maggior ragione se siete narratori o volete esserlo: capirete che il mondo è paese e spolvererete dei meccanismi che non sapevate di avere. 


Comprare libri a caso senza guardare fascette colorate o striscioni pubblicitari, certe volte (o forse tutte) paga.

Culi d'elefante



Prime prove per la futura rubrica sul blog di Mammaiuto.
Probabilmente sarà un incastro interessante fra prosa e illustrazione, il tutto in pillole. Ma chissà.
Ancora work in progress: ci stiamo facendo il culo, a riguardo.